E’ ZÒCH AD NADÊL – Omaggio a Tonino Guerra

TITOLO PROGETTOE’ ZÒCH AD NADÊL
Omaggio a Tonino Guerra
EVENTOEconatale 2020
LUOGOSantarcangelo di Romagna (RN)
ANNO2020
CATEGORIAInstallazione artistica
COMPITO Ideazione, progettazione e realizzazione
COMMITTENTEComune di Santarcangelo di Romagna (RN)
Associazione ProLoco di Santarcangelo di Romagna (RN)
COLLABORATORIMassimo Modula – Disegni digitali
Elena Leria Jiménez – assistente al progetto
Ing. Davide Vandi dello Studio AD Engineering – calcoli strutturali
Giulio Accettulli – testi 

Progetto e struttura di Manolo Benvenuti; disegni digitali di Massimo Modula

Il nuovo Albero di Natale di Santarcangelo completa le commemorazioni per il centenario di Tonino Guerra e si irradia nel Combarbio con la sola forza della sua sobria, equilibrata intimità.

La forma spiazza. Richiama, alla lontana, così tante cose che potrebbero riempire un libro per bambini: una capanna, un totem, un’astronave, un caleidoscopio, una coda di vipera, un cappello da mago… Oppure un ciocco, ma a punta, nel focolare della città.

Proprio e’ zòch ad Nadêl è l’idea che Manolo Benvenuti e Massimo Modula hanno voluto rivisitare per accompagnarci nelle festività di fine e inizio anno. E come il ciocco di Natale dei nostri antenati era scelto con cura per accogliere i familiari, gettar luce sui giorni di festa, scacciare le avversità, predire il futuro dalle sue faville, scaldare i giochi e le storie che si susseguivano intorno all’aróla – così il nuovo, grande ciocco a punta vuole essere un auspicio del ritrovarsi, raccontarsi e coltivare insieme la speranza nell’anno che viene.

L’ossatura dell’installazione, elaborata da Benvenuti, è una struttura reticolare di legno e metallo simile ad un iperboloide. La composizione emerge da forme reperibili in natura: quella della pigna, principale fonte d’ispirazione, ma anche del cavolfiore, della chiocciola, dei cristalli e di tanti altri pattern naturali spesso regolati dalla proporzione aurea; forme che la creatività umana, nella sua storia, ha frequentemente trasferito nelle opere d’arte e d’ingegneria. Il primo pensiero corre al capostipite dei tralicci iperboloidi, la torre di Vladimir Šuchov, la cui posa, a Mosca, iniziò proprio nel 1920, anno di nascita di Tonino – e conosciamo bene il legame professionale e affettivo del poeta con la capitale russa.

L’intreccio degli elementi crea uno schema di triangoli alternati, diviso in 10 ordini di varia ampiezza: in tutto, 200 cornici per altrettante vele, che riproducono i disegni digitali con cui l’artista visivo e cantautore Modula ri-racconta il mondo evocato da Tonino. Modula, infatti, più che attingere alle sue immagini e parole, ha lasciato che Tonino agisse da filtro alle proprie visioni: una lente prismatica come gli occhi di un insetto. Dell’autore santarcangiolese l’ha sempre affascinato il talento nello spremere poesia dal “niente” con un personalissimo tratto lieve e disinvolto, ma anche la sensibilità per la natura e l’uomo, così spesso contesi tra il quotidiano, l’onirico e il fiabesco.

I 200 disegni originali offrono alla vista una pluralità di stili, soluzioni di disegno e atmosfere ma compongono un’unica tela rifratta, in cui è rappreso uno spettacolo fluido, un racconto per spicchi di sogno. Ogni disegno potrebbe essere una favilla pronta a staccarsi e volare via.

Il nuovo ciocco di Natale, probabilmente, è un generatore di calore umano.

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